UNA CORONA SULLA TESTA DI TUTTI

Non potevo esimermi da lasciare traccia sul mio diario virtuale di questo evento che ci sta globalmente coinvolgendo.
E' un evento troppo importante per non fermarsi a scriverci.

Ci tengo a dire che oggi scrivo per chi ha la fortuna di stare bene,  per chi non ha persone care in ospedale o addirittura morte. Scrivo per chi non ha la preoccupazione di perdere il lavoro e la propria attività. 

Per chi vive questo tempo nel dolore della morte, nella disperazione del fronte, nel terrore della precarietà economica presente e futura non trovo parole in questo momento. Non sono la persona giusta per parlare a chi è disperato, ma sento una profonda empatia, che trasferisco nel silenzio della preghiera. 


Mi metto a scrivere nel primo giorno di primavera, come gesto di buon auspicio, come momento introspettivo guardando alla speranza che questa stagione dell'anno stimola e promuove. Intanto ascolto #PRENDILACONFILOSOFIA.


 PAURA,       NOIA,        SOLITUDINE, CAMBIAMENTO,        STASI,       CRISI, RESPONSABILITA',      SPAESAMENTO, CURA

sono alcune delle parole che sto ascoltando in questa maratona filosofica, di cui ho spiritualmente bisogno per ricaricare il mio animo.  Poter ascoltare chi ama, come me, investigare il pensiero di persone che amano stare col proprio ed altrui pensiero, è ciò che mi nutre.


Si può reagire filosoficamente a questa condizione di quarantena globale?
Io provo a praticare esercizi filosofici di cura del sé e dell'altro.  

Ancora una volta però mi risuona dentro  Hegel con la sua Fenomenologia dello Spirito.

 Vi invito a vedere questo video -molto piacevole- per avere una spiegazione chiara della "figura servo-padrone", a mio avviso possibile chiave per leggere questa evenemenzialità di pandemia globale.

Hegel e tutti gli specialist non me ne vogliano, provo a semplificare  il concetto chiave che trovo suggestivo in questa circostanza. Hegel ci dice, tra le tante complessissime cose, che la Coscienza -Padrone- (di ciascuno di noi) può evolversi solo quando si scontrerà con la sua AutoCoscienza - Servo -. La Coscienza di ciascuno e quella collettiva, salde nelle proprie posizioni, salde sulle proprie tesi, irrigidite sulle proprie convinzioni, si scontreranno con l'autocoscienza che è la riflessione dall'essere del mondo sensibile e percepito, ed è essenzialmente il ritorno
 dell' essere-altro.
L'autocoscienza è movimento.

 Oggi, "grazie" al corona virus, la nostra coscienza individuale e collettiva, stanno avendo l'occasione di sperimentare un "uscir fuori da sé" della coscienza per  combattere contro l'autocoscienza, cioè contro quell'essere altro da sé in termini di abitudini, sicurezze e convinzioni finora non messe in discussione.
Tale descrizione so bene essere semplicistica. Solo quasi una analogica intuizione. 
Mi limito qui ad una piccola fotografia esistenziale, che non allarga il campo alla coscienza pubblica (ci sarà chi ne parla e meglio di me). Io mi fermo al piccolo e al quotidiano: Trovarsi in casa, stare con se stessi (se si vive soli), stare con la propria famiglia, vivere un unico spazio in un numero di ore inusuale può comportare una revisione di sé.
 La NOIA o la COMPULSIONE potrebbero diventare soggetti di dialogo inevitabili.
Scrivo NOIA, perchè questa può essere una percezione riflessa della coscienza iperattiva della nostra epoca. Ma è più ristoratore,  a mio avviso, fare uno sforzo semantico e far proprio invece il dovere imposto all'OTIUM. Il virus ci sta mettendo nella condizione di oziare, non potendo neg-oziare. Non possiamo negare l'ozio. Lo dobbiamo attraversare, in un modo o nell'altro.
Come ben sanno i filosofi, i maestri di meditazione di tutte le epoche, i mistici e tutti coloro che del vuoto hanno fatto un monumento,  stare nel vuoto dell'azione può generare  SPAESAMENTO.
E se la noia è nauseante, l'ozio è rigenerante. 
Lo spaesamento è destabilizzante, allora possiamo stare nell'UTOPIA, cioè in quel non-luogo potenziale che invece è energizzante e generativo.

La coscienza avrebbe l'occasione di trasfigurarsi in un essere più ampio ed evoluto se accettasse di "combattere" contro l'altro da sé che le impone la messa in discussione. Nel calare a terra tale immagine di conflitto, preferisco allora considerare il confronto più che la battaglia: la mia coscienza si mette in dialogo con la mia autocoscienza nel momento in cui mi approprio del tempo e dello spazio. Il tempo della giornata non è più scandito primariamente dalle ore stabilite dal datore di lavoro, gli obiettivi da raggiungere sono affrancati dall'orologio e devono riuscire a risuonare al tocco della responsabilità.
L'autorganizzazione. Come al liceo: quando almeno una volta all'anno i giovani si ribellavano all'Autorità Stabilita e decidevano da soli ciò che era giusto per loro stessi fare.
Cosa è giusto fare per noi stessi ora?

 La cura di sé non per piacere o compiacere l'altro che ti guarda, ma per il proprio amore. 

E allora Corona può diventare il simbolo di una regalità scoperta, una nobiltà personale, generata dal rispetto per se stessi e per gli altri. Nella resilienza generosa e altruistica, il nostro piccolo sacrificio diventa tempo di consapevolezza e di lode. 

data di pubblicazione: Venerdì Santo. 



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