Pratiche filosofiche per pulire casa e spirito: grazie Hegel!

E' incredibile verificare quotidianamente quanto sia terapeutica la cura della propria casa.
 Ora posso uscire!

Quale miglior luogo ove stare in una gelida giornata d’autunno? Nel proprio pensiero. La “piazza del pensiero” mi piace da morire. E’ piena di atmosfere, luci, colori diversi ….

D’altra parte torturare le povere mani per tre ore è sufficiente come esercizio penitenziale! Dopo aver messo a dura prova il corpo a furia di spolverate di mobili, grattate di macchie (incrostate da chissà quale danno filiale durante i conviviali pasti) … Ora la casa è bellissima! E posso stare con le idee, ordinatamente.



La terapueticità dell'attività domestica mi ha fatto emergere una riflessione, che voglio fermare.

Quando Debby, l’altro giorno al meraviglioso matrimonio di Clara, mi ha confidato in bagno, sbronza e allegra quanto me, che ha capito cosa vuol dire essere grande, non mi sono più sentita sola. Essere grande è “accettarsi per quelle che si è”! Che banalità. E’ vero, ma sappiamo bene che è più difficile stare nella semplicità che nella complessità. Nel complesso può stare il disordine e il disordine può confondere. Nel semplice si vedono facilmente “le macchie”, le imperfezioni, gli errori….

“Accettarsi per quelle che si è”. Io ho capito che sono una “donna di casa”. Purtroppo questa espressione oggi ha assunto un senso negativo. “Donna di casa è la “casalinga”, che generalmente è interpretata come donna stupida, succube, poco proattiva. La casalinga è un oggetto: sta al servizio di altri. Quasi come un elettrodomestico.

Ho deciso che voglio ridare significato alla “donna di casa”.

“Donna di casa”: posso e voglio partire da me stessa, perché solo in me stessa posso trovare verità. Io sono “donna di casa” perché vivo meglio il privato, che il pubblico. Preferisco i piccoli spazi rispetto a quelli grandi. Ho conosciuto il “pubblico” lo vedo e lo sento tutti i giorni. Non sto fuori dal mondo, ma mi piace guardarlo con distanza. Osservarlo e nel caso affrontarlo da “straniera”.

 Ecco perché amo pulire la mia casa. Amo vederla in ordine, partecipare al risultato, che gli ospiti possono apprezzare, venendo a cena. Amo dedicare il mio tempo alla cura dello spazio che vivo coi miei cari. Amo poter offrire ai miei bimbi e a mio marito un luogo pulito, ordinato, caldo e accogliente. E per questo c’è bisogno di tempo. Tempo …. Che grande concetto.

Dedicare tempo ad atti d’amore, perché di questo si tratta. Lo stato d’animo è amorevole, ma soprattutto l’approccio è meditativo, perché ogni gesto che faccio è pensato, sentito con tutto il corpo. Fare le “faccende di casa” per me è un esercizio filosofico: esercitare il mio corpo e la mia mente nel “qui ed ora” dell’azione da svolgere. Sembra una c…ata, ma sfido a farlo.

Quante volte ci si trova a svolgere una mansione e a passare ad un’altra senza sapere perché lo si sta facendo? Un esempio: si sta pulendo la cucina e il bambino chiama in camera, per andare dall’altra parte della casa intercetti il bagno e ti fermi a scaricare la lavatrice, quindi torni in cucina, prendi lo stendino e cominci a sistemare i vestiti, ma nel frattempo tuo figlio ti richiama, te lo eri dimenticato per un attimo… lasci lo stendino e vai in camera, la camera è un caos totale e la tua nevrosi domestica ti impedisce di lasciare che tuo figlio stia nel disordine, allora arrabbiandoti pure, cominci a sistemare poco, poco il delirio di giochi sul tappeto, ascolti cosa ha da dirti il tuo pargoletto e poi torni in cucina, dove a questo punto devi finire di stendere e finire di pulire. Ma lo spazio occupato non agevola la pulizia dei pavimenti, quindi finisci di stendere porti lo stendino nella stanza matrimoniale e il tuo occhio casca sul letto ancora sfatto: intollerabile. Sistemi il letto, metti a posto i vestiti accartocciati sulla sedia e torni in cucina a finire di sistemare. Quanti km sono stati percorsi? Per fare tre cose l’energia corporea e mentale è stata incredibile! Ecco dove trovo il modo per fare pratica filosofica: mi alleno ad osservare i miei movimenti in questi banali atti quotidiani e noto il “disordine mentale” che li guida. Dall’osservazione a cui mi sono dedicata per un paio di mesi, ho scelta la mia strategia per meglio gestire il tempo, decidendo di allenarmi al controllo mentale sulla pulizia di una “stanza per volta”… i mesi passano ed i risultati si vedono, anche con un ottimizzazione del tempo significativa. Certo i trucchi del mestiere vanno sempre tenuti presente: se in camera da letto, dove mi sto preparando per uscire, mi viene alla mente che devo mettere gli asciugamani puliti in bagno, dal momento che la biancheria è in stanza e per uscire passerò davanti al bagno… una piccola deviazione mi farà fare un’ azione che non dovrò ricordare successivamente.

Essere “donna di casa” oltre a facilitare, quindi, la possibilità di risparmiare centinaia di euro in corsi yoga, permette alla dolce mogliettina di divenire protagonista indiscusso della propria vita. Mica poco, no?

Ma in conclusione cosa c’entra Hegel?

La famosa figura del Servo Padrone casca a pennello per descrivere il valore esistenziale del lavoro domestico. Nel momento in cui cedi alla COLF la tua casa, agisci come il padrone che perde il controllo sulla propria vita, mentre il servo vive attivamente del lavoro della terra e aumenta la propria autocoscienza….

To be continued…

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