For-amatrice: tra scuola e pratiche filosofiche online


Mi ci vuole  un po' di narrazione biografica per innescare un discorso di ricerca di verità soggettiva,  ci vuole un po' di auspicio buono per i nuovi inizi e sento che sono in procinto di un nuovo inizio. 
Mi ci vuole un po' di riflessione sul "mio ruolo sociale". Mi ci vuole di scrivere per vedere come generare un cambiamento.

Trigger narrativo: for-amatrice.
Mi piace questo neologismo "for-amatrice", mi sento così, perché quando imparo e quindi mi formo sento dentro l'energia della passione, l'amore per la conoscenza che allarga la mia mente e il mio cuore.
 Quando poi sono in aula come docente, che ci siano grandi o piccini, l'entusiasmo di condividere saperi, riflessioni, conoscenze ...beh… semplicemente mi galvanizza.



For in inglese è "per": per amare ci vuole una scuola speciale, la definirei filosofica.  Non si nasce capaci di amare la conoscenza di sé, dell'altro, del mondo; si impara se c'è qualcuno che ti insegna ad amare la curiosità di sapere.

Per amare penso anche che sia importante superare l'egoismo infantile o adulto che sia.  Questo lavoro di superamento dell'egoismo è uno dei compiti che più mi onoro di esercitare nell'essere maestra. 

Amare comporta sacrificio, significa mettere da parte i capricci ed essere pronti a rinunciare a qualcosa di sé per il bene dell'altro, degli altri. Insegnare ai bambini non è soltanto una competenza che porta il loro sapere da un punto ad un altro. Non si devono solo raggiungere obiettivi. Insegnare ai bambini è aiutarli a conoscersi per imparare "nel loro personale modo", è dar loro un metodo che vesta la loro essenza. Insegnare è  accompagnarli verso un sentiero che loro non percorrerebbero da soli, perché ignoto. Insegnare è far loro strada, offrire impronte (in-signo) su cui poggiare i piedini, trasferendo loro sicurezza e fiducia nella scoperta.

Insegnare è un'avventura quotidiana, che si colora di dolcezza, pacatezza, pazienza. LENTEZZA.
Quella che mi mancava  quando facevo formazione  per adulti con molto poco tempo da dedicare.


Lentezza, ripetizione, trasformazione, rielaborazione di contenuti. 
Queste azioni che oggi vivo così naturali e giuste, le ritenevo altrettanto fondamentali  da consulente filosofica alle prime armi nel lontano 2008 e speravo di avere doti commerciali e persuasive per riuscire a vendere esperienze filosofiche in cui rallentare il pensiero, analizzare processi e comportamenti aziendali. 
Ma nel 2008 ero una visionaria. Il mio percorso filosofico mi faceva vivere le attività aziendali con occhi sensibili al rapporto azione-effetto etico, le mie abitudini analitiche mi portavano ad interrogarmi quotidianamente sui miei comportamenti in relazione agli stakeholders. E allora dicevo tra me e me: "ci vorrebbe maggior dialogo tra le parti in gioco." 
Ai tempi lavoravo in un'agenzia per il lavoro.
"Sarebbe utile creare delle tavole rotonde tra agenzia, lavoratori e aziende clienti per sapere il pensiero, le credenze, gli obiettivi delle diverse parti. Sono certa che sarebbe molto utile!"
Tutte belle idee, rimaste tali. Nella pratica? Ciascuno pensava SOLO al proprio INTERESSE.
Il principio per ciascuno era: "io devo vincere gli altri che muoiano pure". 

Me ne sono andata. 


Oggi si parla di negoziazione "win-win". Se così fosse ci sarebbe veramente spazio per il pensiero e la riflessione. Affinché tutti vincano ci deve essere una intelligente negoziazione.  Bisogna confrontarsi e gli strumenti possono essere quelli delle pratiche filosofiche. 
La cornice però dev'essere quella della "perdita" di qualcosa, pronti alla rinuncia, alla trasformazione, al cambiamento. 
 In 5 anni che sono fuori dalle aziende, i miei amici consulenti ribadiscono ancora una certa resistenza a fare del dialogo e della riflessione qualcosa che porta profitto sia a chi lo propone, sia a chi ne fruisce. 

 Dopo tutta questa lunga premessa quello che qui vorrei aprire è uno spazio di riflessione su ciò che potrebbe diventare uno spazio online della mia pratica sul dubbio. Se faccio formazione online per la scuola perchè non farla con la mia pratica sul dubbio per grandi che vogliono chiarirsi le idee?

Ammetto una certa rabbia nei confronti di me stessa, perché ho per tanti anni dedicato studio e attenzione ad un format formativo e poi non ho fatto un granché per proporlo. 

Oggi mi è stato proposto di pensarne una versione online:

Nessuno spostamento per  dedicare un po' di tempo al pensare insieme ad altri, tempo per interrogarsi. Tempo per confrontarsi con se stessi e altri compagni d'avventura sul modo di comunicare sé, l'altro e il mondo. 
Rimango a casa comodamente a mio agio, atteggiamento fondamentale per filosofare. Posso far durare le sessioni un'oretta e mezza e poi dare il tempo ai partecipanti di far sedimentare. 
Il debrief potrebbe essere più significativo, più riflessivo rispetto alla più istintiva reazione a caldo. Entrambe condizioni filosoficamente e metodologicamente vere, se l'intenzione è quella di intravedere chiarezza in un processo di vita dubbio.



Maestra e praticante filosofa. 

Una maestra filosofa e una formatrice che "coglie da fuori" dubbi e domande dei grandi che sentono il piacere, la curiosità o magari il bisogno di giocare con il proprio pensiero, senza peso di giudizio, con la curiosità dei bambini, con l'entusiasmo del mistero e un po' di paura per il vacuo interrogarsi, con il gusto dello stare nel fantastico mondo delle idee. 

Che ne dite?  











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