" L'incremento di quantità modifica la qualità" (Hegel)



Dice il tg che una donna è stata uccisa.
Dice la radio che in Russia Putin pensa alla bomba atomica ma le radiazioni sono innocue per l'Europa.
Scrive un settimanale online, attraverso Insta, che in  Canada è scoppiato un incendio di dimensioni catastrofiche, anche in Grecia.
Dice il tg3 che verranno distribuite nell'Oceano le acque di Fukushima. 
Stata strangolata l'ennesima donna dal marito. Un neonato è stato trovato nel cassonetto. Il terremoto in Marocco ha ucciso centinaia di bambini e l'alluvione in Libia ha travolto migliaia di famiglie...

Moltiplicate questi messaggi x 2 tg al giorno  x 365 giorni l'anno.

Come possiamo difendere la nostra mente dall'invasione informativa depressivo/paralizzante?
Semplice: rimanendo nell'ignoranza ed evitando di sapere cosa succede nel mondo.
Ottimo: mi sembra un'ottima soluzione. Cechi, ignoranti, ma sereni.

"Mamma, a scuola ci insegnano in Educazione Civica che bisogna partecipare alla Democrazia e bisogna informarsi sul mondo per non farsi fregare!!" 
"Già. Hai ragione, tesoro: informati, informati. Devi sapere!!"


... Sciagure, disgrazie, incidenti, omicidi, suicidi, furti, violenze sessuali e psicologiche, crisi economiche generalizzate?


Perché i mezzi di comunicazione di massa ci strafogano di smisurate quantità di tossicità informativa? 

Un giornalista onesto con se stesso potrebbe affermare: " Voi poveri cittadini siete come oche all'ingrasso di notizie drammatiche, in attesa che il vostro fegato esploda."
La rabbia (emozione del fegato) si moltiplica e i giornalisti DEVONO  comunicarla. 

Voi cittadini comuni dovete sapere cosa succede nel mondo!!

Ecco il giornalismo istituzionale: drammi, cataclismi, cronaca nera, guerre, infanticidi, femminicidi, catastrofi naturali, crisi economiche, minacce nucleari, crisi istituzionali e beceri interventi politici che non presentano mai  soluzioni,  ma solo propaganda.

Poi, siccome evidentemente il mondo fa schifo, chiudiamo il notiziario con il prossimo film in uscita, il matrimonio del vip di turno e la canzone dell'estate, così da buttare nel nostro subconscio ed inconscio le brutture. Perchè mica scompaiono. Semplicemente si spostano. Un po' più sotto, un po' più sotto. Ma quel sotto a furia di ingoiare, diventa un po' più sopra come gli strati di una mille foglie, che compri al supermercato quando arrivi alla cassa e trovi ogni ben di coccole dolciose per consolare l'animo dalle fatiche della giornata.

Vi invito ad ascoltare (dopo la lettura del mio post 😃) tutto l'intervento che  Salvatore Natoli  ha tenuto al FestivalFilosofia2023. In maniera rigorosa dimostra come oggi si viva in una folle e menzognera comunicazione di massa, dalle cui grinfie si può uscire con un profondo sforzo di conoscenza, come si domanda egli stesso:

            "Quanto sapere ci vuole per battere questo inganno?"

Chi è disposto a conoscere, interrogarsi, ricercare?

 Siamo circondati da informazioni orrende, di cui dobbiamo diffidare, non per la veridicità dei fatti, ma per la scelta di colore con cui vengono presentati.
Siccome non siamo di fronte ad un linguaggio formale, ma ad opinioni, queste sono oscillanti e scintillanti. Se voglio influenzare l'opinione pubblica verso una certa opinione non dirò cosa è successo e basta, ma colorerò i fatti di quelle emozioni che mi serviranno a suscitare reazioni ben precise: indignazione, paura, sconforto, disperazione, angoscia. 
Perché di queste emozioni stiamo parlando. Dubito che sentendo dell'ennesimo femminicidio si possa provare soddisfazione, gratificazione, gioia, speranza, voglia di vivere e slancio nell'esprimere se stessi.

Io credo che in nome della verità, ci stiamo facendo veramente molto male.

Stare nei drammi, generalmente ( e questo avverbio pesa molto se parliamo di comunicazione di massa) porta a due condizioni: rimozione o allontanamento. In entrambi i casi si allontana la possibilità di costruire. Costruire cosa? Semplice: 
un mondo migliore. Sono un'inguaribile ottimista.

Dovremmo tutti scendere in piazza CONTRO LA CULUTRA DELLO SCANDALO MACABRO. Sempre dentro un film: che se non c'è il colpo di scena non ci divertiamo!

Mi vengono, a proposito, in mente proprio quei film in cui i giornalisti entrano a far parte del cast cinematografico nel ruolo proprio del giornalista stesso. 
Ma se non separiamo la "notizia" dal "racconto", come possiamo riconoscere un fatto da una messa in scena?
 
E' tutto commistiato, promiscuo, confuso e spettacolare per un click! 

La "verità dei fatti" è invisibile agli occhi come i virus che intaccano i nostri corpi. 
E allora mi chiedo: A che pro?

Come possiamo stimolare un sentimento di speranza nel futuro, se manca una narrazione di massa che dica di un presente e di un futuro possibili?
Non sto sostenendo che dobbiamo censurare l'intervento del Segretario delle Nazioni Unite  Antonio Guterres che dice che il clima è al collasso, è evidente agli occhi di tutti che i fenomeni atmosferici sono cambiati. Ma dopo questa notizia non possiamo far vedere 10 progetti di chi combatte per il cambiamento climatico?

Qui non si tratta solo di qualità. Ma di quantità. 

                                       I have a dream:

Vorrei sentire per l'80 %   di notizie buone dal mondo e un 20%  di "cattive" (quell'area di miglioramento su cui posso impegnarmi).

Perché se credo (perché le informazioni dal mondo mi raccontano- vero o non vero-) che la maggior parte lavora in una direzione costruttiva io sentirò di poter fare la mia parte. 
Se credo, al contrario, che la maggior parte rema verso il baratro...io cosa posso pensare di fare?  Che forza ho rispetto alla corrente che spinge verso il precipizio?
All'idea di morire mi stordisco, mi offusco la mente, mi lascio vivere stile zombie e non  attuo alcuna manovra contraria. Tanto non ho speranza.

Sì, penso come una bambina. In modo semplice. Parlo di "buono" e "cattivo". E' tutto semplice il mio ragionamento: voler un certo tipo di comunicazione massmediatica, invece di un'altra.

Mi viene in mente la bellissima pubblicità della Coca-Cola di qualche anno fa.
Mi ricordo benissimo che vedendo questo spot mi sia sentita un po' un fantasma in una moltitudine di fantasmi.


 "Scelta tua  sapere del mondo che vuoi che sia, in fin dei conti" potrebbero obiettare i giornalisti presi in causa da queste righe.

Riscrivo la frase: Scelta tua sapere del mondo che vuoi che sia.
E su questa potremmo scrivere un saggio: ogni parola di questa frase ha dentro un pluriverso di  concetti, significati, implicazioni. Quanta conoscenza dobbiamo avere per difenderci dalle impressioni?

Ma io faccio una domanda semplice, coma la farebbe un bambino:
la deontologia professionale dei giornalisti che forma e contenuto ha? 

Articolo 2
Fondamenti deontologici

Il giornalista:

a) difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti;


Non mi torna questo comma a) dell'art 2: Siamo nella "libertà di  opinione "o nella "verità sostanziale dei fatti"? 

"Difendere il diritto all'informazione" E "la libertà di ogni persona". 

                                                  Viva la libertà di espressione!!


Ma perché se posso raccontare di ogni persona, la quantità di good news è così irrisoria da scomparire dai radar esistenziali? 

E allora la pubblicità della Coca- Cola?  (che sarà  pure una pubblicità e che quindi per definizione è messaggio emotivo,  ma a me sembra molto più vera di milioni di articoli e servizi giornalistici). Forse perché, ribadisco, sono una inguaribile donna romantica, ottimistica e pure ingenua.

I numeri di cui parla quella pubblicità? Chi li fa conoscere? Quanti saranno i giornalisti che sceglieranno di dare più notizie  emotivamente potenzianti di quelle depotenzianti? Questa sarà, a mio modestissimo parere, una bella e pacifica rivoluzione culturale che potrebbe fare bene al pianeta.
Responsabilità vitale dei massmedia: 

Un giornalista ha una responsabilità importante nel dare UNA visione della realtà del mondo, perchè non può dare LA visione della realtà, non esiste una realtà oggettiva, ma solo punti di vista soggettivi.


Fintanto che nella società della comunicazione l'informazione sarà quella che ci propinano, a mio semplice parere, non abbiamo speranza di un mondo migliore. 
Questione di numeri enormi e profezie che si autoavveranno su numeri enormi.

Fine di un as-saggino amaro. Speriamo che abbia un po' l'effetto delle medicine 😎.

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