Cosa è il successo?

Ieri è stata per me una giornata che potrei registrare tra quelle di successo? Sì, perchè ho avuto l'onore di poter co-condurre una pratica filosofica, un Dialogo Socratico un po' rivisitato e corretto, con Paolo Cervari,  uno dei riferimenti in Italia per le pratiche filosofiche. Quindi se ripenso a me 15 anni fa, neofita appassionata della materia e alla me di ieri, posso dire d'aver realizzato un altro sogno  e di aver vissuto un'esperienza con un maestro.
C'è un MA nella storia che però mi fa dire che il successo lo identifico nel prima che la pratica iniziasse, perchè in effetti quando la stavo attuando non ero soddisfatta di come stavo lavorando. Il successo dunque non era fattuale, bensì riferito ad un processo biografico, che nell'atto del vissuto del sogno non è corrisposto a come avrei voluto accadessero le cose.
Sono esigente con me stessa? No. Semplicemente devo parresiasticamente ammettere che l'affiancamento all'Autorevolezza anziché spronarmi a dare il meglio, mi ha bloccato e vedendomi da fuori mi immaginavo stile "bella statuina". Un fatto importante di gratificazione, che lenisce la delusione che provo nei confronti di me stessa, è l'ottima organizzazione che ho trovato con il gruppo di appassionati filosofi con cui ho organizzato questo estivo evento estemporaneo. Andrea Cardillo e Alessandro Donadio sono due persone speciali e posso essere solo orgogliosa di essere stata coinvolta. Fiera quindi? Sì. La fierezza entra nella sfera di senso del successo? Direi proprio di sì. E quindi il bicchiere è sicuramente, come sempre, mezzo pieno😊.

In sè la pratica è stata foriera di interessanti spunti riflessivi sul tema del successo, perchè i protagonisti erano tutte persone con un bel cervello. Gli ingranaggi della mente collettiva hanno girato molto bene e la sensazione di fare filosofia c'è stata. Obiettivo raggiunto, successo pieno: perchè, come alcuni hanno argomentato durante la sessione, uno degli aspetti del successo è il sentirsi centrati, a proprio agio, appagati e soddisfatti. E credo che queste sensazioni fossero tutte vive nel gruppo di lavoro che per la prima volta si è trovato a confrontarsi.

Il successo, tra i racconti e le disamine di ciascuno, si è manifestato soprattutto nella luce introspettiva del raggiunto successo. Il lato esterno, per così dire, è germogliato proprio attraverso quella intelligenza di campo, che ha fatto prendere consapevolezza agli astanti del fatto che senza riconoscimento del sé da parte del mondo è difficile riconoscersi, in qualunque forma si sia. Come spesso accade il concetto ha mostrato opzioni interpretative contrapposte e quindi per certi aspetti complementari. Vere entrambe: il successo si coglie nell'attimo percettivo del soddisfacimento esistenziale (insigth), ma anche nella consapevolezza di un processo attuato. Tutti d'accordo sul fatto che il successo sia un evento accaduto, e quindi si può usare la parola successo sia per descrivere un fatto preciso (per esempio iniziare un lavoro gratificante, quando intorno le persone avviliscono pessimisticamente perché "il mercato del lavoro fa schifo") sia per descrivere un processo biografico di realizzazione progettuale su un arco temporale lungo, come nel caso del racconto di Andrea per il quale diventare padre, significava trasmettere valori e tradizioni di un legame familiare che parte da molto lontano.
E' stato messo  un po' da parte il lato oscuro del successo. Diciamo che il gruppo ha portato al centro della sala il valore nobile del successo, disconoscendo quindi nella semantica i sensi di popolarità e fama. Il successo è certamente  anche un riconoscimento che altri ti danno,  ma nella parte che riguarda il riconoscimento dei tuoi pari e di chi ha valore per te. 

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