E' questione di tempo...

Perché non riusciamo a essere soddisfatti di quello che abbiamo e vogliamo sempre “novità”? Vi siete mai chiesti come fanno alla Dush a cambiare così velocemente i prodotti? cenere attiva, lavanda, concentrato, igienizzante, sbiancante…
Cambiano l’etichetta, sostituiscono l’additivo (che è appunto “ciò che aggiungi”) e voilà cambi anche tu. Compri il detersivo alla lavanda? Stai cercando calma o vuoi sentirti tale o pensi di rappresentarlo… compralo, è per te! Che magia! Puoi andare a modificare il tuo stato umorale, o addirittura esistenziale con un detersivo! Pensateci bene! Quanto ci prendono per il bip! E’ veramente la pubblicità che ci dice cosa vogliamo essere, illudendoci della nostra unicita? NO, eppure continuiamo a cadere in questa farsa, perchè? I nostri nonni li potevo capire, ma non noi. Noi dobbiamo andare oltre, ma quale è l'oltre verso cui stiamo andando?



In associazione libera di idee mi sono venute in mente le tonnellate di pattumiera che ha intasato Napoli in questi mesi/anni. A furia di cambiamenti stiamo tutti gradualmente sommergendo nel packaging! Questo è il nostro oltre... stiamo superando i limiti.

Tonnellatte, migliaia di tonnellate di scarti, di resti, di roba da buttare.

Consumismo, produttività. Comprare, comprare. Ma non ci sono i soldi! Non ci sono risorse. E qualcuno giustamente grida che bisogna sostenere il Pianeta. Ma per me c'è un antropocentrismo eccessivo. Troppa responsabilità paralizza. Non siamo noi a sostenere lui, è lui a sostenere noi. Poi, quando si incazza una volta per tutte, comincerà una nuova era.
Questione di “tempo”.

Spesso mi chiedo: è immaginabile una società in cui finisca la frenesia del bisogno di oggetti nuovi? Come sarebbe una società in cui, anziché esserci supermercati, che ti vendono un flacone di detersivo ogni volta diverso, con l’illusione che sia trasformante l’essenza della tua persona, ci fossero consorzi artigianali, che producessero il “flacone personalizzato”, così puoi andare fiera di sentirtelo più corrispondente al tuo stile di vita, per andare al Distributore automatico di detersivo, dove ricarichi la quantità che ti serve, nella fragranza che ti aggrada , senza etichette di aziende e azienducce. Poi se vogliamo andare oltre con la fantasia vi faccio vedere anche che vai a scuola per imparare a farti i detersivi a casa, con aceto, bicarbonato ed essenza di rosa. Basta cambiare il contenuto al tempo…!!!

“ IL FLACONE unico al mondo... come te. Crollo della produzione di plastica, aumento dell'artigianato personalizzato.” titolerebbero i giornali. Sarebbe una brutta o una cattiva notizia? Per i produttori di plastica ovviamente brutta, per i consumatori indifferente,(perchè i consumatori trovano sempre un’alternativa). Per i cittadini del mondo: bellissima!!

BASTA pubblicità produttrice di nevrosi compulsive.
Quanto tempo dedichiamo a pensare a quello che ci manca? Tornando all’abbigliamento: Il cappello alla moda, la borsa alla moda, le scarpe alla moda. La moda cambia istericamente: prima quella “autunno-inverno” e poi quella “primavera-estate” e poi si ricomincia. E corri, corri verso nuove idee e creazioni; riviste, fotografie, cartelloni, pubblicità...money, money, money per cosa?
Ma quali sono questi “tempi?
Siamo nel Tempo in cui la pubblicità ci induce la voglia della maglietta trandy, però non abbiamo soldi e, FATALITA', siamo circondati da una miriade di negozi giganteschi in cui puoi trovare magliette a prezzi relativamente bassi, non vi sembra uno scherzo?  Se percorrete a Milano C.so Vittorio Emanuele vedrete solo giganteschi negozi fashion, pieni di gente, in cui sei come nel paradiso del vestito. Compreresti tutto: 10 euro per una maglietta, 30 per un paio di pantaloni, 20 per un golfino carinissimo: con 60 auro hai un completo nuovo!! Si abbassano i prezzi per far comprare, si abbassano esportando la produttività dove costa meno. Ed intanto si perde il lavoro qui e quindi mancano soldi per comprare e quindi scendono i prezzi e così il circolo vizioso non si ferma più. Fino al tracollo. Questione di tempo.
E, nel frattempo dietro questi negozi cosa c’è? Si sa. C’è il mercato globale, siamo dentro il tempo del mercato globale, e questi bellissimi vestiti sono fatti da cinesi che stanno vivendo il loro boom economico, come il nostro degli anni ’60. Peccato che loro sono 3 miliardi e ci stanno mangiando in testa. E va bene così. Sono i nostri tempi.

Io però mi immagino un Tempo diverso: anziché dedicare quel tempo ad andare a comprare i vestiti in C.so Vittorio Emanuele, manufatti dai cinesi in Cina o dai bulgari in Bulgaria, per farli vedere solo agli amici milanèsi  all’happy hour delle 19, mi piacerebbe andare in C.so Vittorio Emanuele e vedere che ogni vetrina respira una cultura diversa: e allora entrerò in un negozio cinese, gestito da (italo?)-cinesi, che producono in Italia prodotti tipici (sono sempre romantiche le lanterne rosse!); entrerei nel negozio gestito dai indiani, che produce qui in Italia vestiti con i migliori cotoni e le più preziose sete. L'eleganza inidana non è raggiunta neppure da Armani.
E' un fanta-tempo in cui si importerebbero principalmente materie prime, non i manufatti finiti. Così si ricreerebbe lavoro, ricchezza, relazione interculutrale, consocenza, vita.
Ecco una novità: Invece di continuare a replicare, come automi, uno stile sociale ti stampo americano, assorbito da 80 anni di cinema made USA (“non è tutta buona, è che “la disegnano così” e non mi fraintendete amo molti valori americani), stile di vita basato  principalmente sul denaro, l'apparenza e lo spreco consumistico, perché non voltiamo lo sguardo verso altri parte del mondo e magari cominciamo a seguire, se proprio dobbiamo seguirene una (perchè noi siamo tutte povere pecorelle smarrite dietro il giusto pastore...) una cultura diversa, magari sulla falsariga della buthanese “Felicità Interna Lorda”. ... perchè no?

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