Café Philo: una convivialità riflessiva.

Cos’è un café philo?
E’ un’occasione di dialogo a più voci, durante il quale si affronta un tema, o scelto dal pubblico o proposto dal facilitatore filosofico. Dialogo che si svolge in luoghi pubblici, dove alla parola si accompagna un caffè, un the, ma gradito è anche il calice di vino o una fresca cerveza nelle assetanti estati.
Si vuole datare la nascita dei café philo al 1992 nella capitale francese.
Un’occasione casuale divenne un’abitudine sempre più frequentata.
Siamo al Café de Phares a Parigi, un usuale cliente è il filosofo Marc Sautet, professore di liceo e di università, esperto di Nietzsche.
Sautet era convinto della necessità, per la Filosofia, di dover uscire dalle mura universitarie, se voleva rinnovarsi di nuova bellezza e forza ossigenate. La Filosofia è giunta al punto di non ritorno: o morire per mancanza di senso o tornare nelle piazze, in mezzo alla gente, per riscoprire il suo antico ruolo civile, sociale, politico.

E così cominciò un’avventura che durò qualche anno.  Nell’aria densa e romantica di Parigi sui tavolini del Cafè, insieme alle tazzine, temi rilevanti, essenziali, esistenziali: violenza, morte, il potere delle parole, “la prima volta”, la dipendenza, l’ingerenza… affrontati con rispetto, attenzione e atteggiamento critico.
Da questi incontri domenicali Marc Sautet scriverà poi un libro, edito in Italia da Ponte alle Grazie col titolo Socrate al caffè. Come la filosofia può insegnarci a capire il mondo d’oggi.
Davanti ad un caffè o una tazza di tè i partecipanti si confrontavano, animavano il locale con idee, sensazioni, opinioni ed il consulente filosofico offriva punti di vista un po’ più accademici, citando filosofi che sul tema avevano offerto un punto di vista trasversale, alternativo, provocatorio o più semplicemente diverso.

Quale la differenza tra un cafè philò e una “chiacchiera da bar”? L’atteggiamento e lo spirito con cui si affrontano i temi.
Generalmente quando si chiacchiera (nell’accezione più tipica del pensiero heideggheriano del “si dice” spersonalizzante, privato di qualsiasi autenticità, falsato da giudizi e costumi  convenzionali e conformisti) l’atteggiamento più spontaneo è quello retorico: vincere sull’opinione dell’altro.
Fare filosofia, invece, impone esattamente uno spirito contrario: nessuno intende vincere, ma tutti guadagnano, facendo assumere alla conversazione un tono solidale, sincero e serio.
Il gioco è portare se stessi nella propria autenticità biografico-narrativa quale esempio di vissuto universalizzabile. Le biografiche verità quali mondi possibili, vie attraversabili, tracce calpestabili in un breve tempo di relazione conviviale.
E come tutte le pratiche filosofiche, anche il café philò ha un piccolo desiderio: quello di dare occasione ai partecipanti d’entrare maggiormente in ascolto di sé per verificare e migliorare la propria coerenza esistenziale.

Marc Sautet muore nel 1998 e al Cafè de Phares non ci sono più incontri filosofici, ma lo spirito di Sautet aleggia  ancora e questo spirito voglio far rivivere, dove? Seguitemi nei prossimi appuntamenti!

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