Pratiche per una bellezza sostenibile

I tè philo procedono con entusiasmo. Alcuni si sono spinti a definirla una sorta di “rito laico”: incontrarsi la domenica mattina al secondo piano del Cargo (in via Meucci, 39 a Milano).
La Sala del té Maison du Mekong, senza esagerare con allusioni mistico-religiose, credo però stia divenendo un luogo benefico; perché in un’atmosfera elegante ed informale si dà occasione al pensiero di lavorare riposando e sorseggiando delicatissimi tè. Ci si confronta su temi d’attualità, che ci riguardano da vicino (nel bene e nel male), temi che ci stimolano, ci incuriosiscono e … ci preoccupano. Tutto affrontato con atteggiamento filosofico: sinceramente, seriamente, rispettosamente.

Domenica scorsa abbiamo concluso (concluso solo per l'agenda, non certo per il tema) il ciclo di tre incontri sulla bellezza, partendo dal libro-pretesto Per una bellezza sostenibile di Silvia Brena e Bruno Mandalari (Ed. Salani).
Devo dire che gli spunti di riflessioni che mi sono portata a casa sono tantissimi.
Certamente molti sul tema, ma ancor più sul metodo di lavoro: la pratica filosofica.


Quando mi presento come Consulente Filosofica la prima espressione è sempre perplessa:

"Cosa fa?"
"Semplificando. Creo occasioni in cui le persone possano riflettere a voce alta, provando a sciogliere schemi e ruoli quotidianamente presenti, per sperimentare nuove vie di pensiero, per trovare nuove idee, per “condivivere” nuove opportunità, nuovi stili di vita. Creo, in un certo senso, occasioni di sperimentazione ideativa."

E’ un luogo comune, che onestamente condivido, il dire che c’è troppa frenesia in giro, per cui non c’è mai tempo per fermarsi a riflettere su ciò che si fa e su chi si è o si vuol essere. Sono stata anche io per anni immersa in questo uragano di frenesia. Ma un giorno, mentre la mia vita veniva centrifugata, sono andata a sbattere in un libro:“Le pillole di Aristotele. Come la filosofia può migliorare la nostra vita” di L. Marinoff (edito da Piemme).
Era il 2004. E fu la svolta. Questo libro mi risvegliò.
Da una parte mi fece ricordare che leggere di filosofia può dare ottimi consigli per migliorare il proprio stile di vita. E per fortuna di libri da consultare ce n’è! Dall’altra, mi mostrò una strada professionale, che poteva rendere la filosofia una pratica civile.
Pur avendo studiato Filosofia all’Università, nessun professore osò mai sostenere che la filosofia poteva essere intesa come una professione extra-scolastica. Al contrario. I manuali di storia della filosofia ti insegnavano che se “vendi” la filosofia sei uno “sporco sofista”, un falso filosofo. La filosofia è amore gratuito per la ricerca del sapere!! Non è monetizzabile. Ma era il V secolo a.C!
Ora? I professori universitari vengono lautamente e giustamente stipendiati per proporre il loro ed altrui pensiero alle giovani generazioni. Si contano, però, sulla punta di una mano le Istituzioni scolastiche, in cui i professori hanno il coraggio (e forse si dovrebbe scrivere “il senso civico”) di “far esercitare il pensiero critico” . Pochi coloro che credono nell’importanza della responsabilizzazione critica individuale. Ma bando alle infantili polemiche. Anche perché in realtà temo non si tratti tanto di infantili polemiche ma forse di “precise scelte di potere”?
Andiamo oltre.

Il Consulente Filosofico allena le menti all’esercizio critico. Ma a cosa serve? (perché questa è la domanda di routine!) E io rispondo: " e’ come se chiedessi ad un insegnante di ginnastica a cosa serve l’aerobica!" Ti risponderebbe che serve a tonificare il corpo, ad ossigenarlo, a scioglierlo. La pratica filosofica fa la stessa cosa con i nostri neuroni e le nostre sinapsi, li rende più elastici ed agili. Sgranchisce il cervello! Si diventa più agili nella formulazione di idee. Tale attività può essere svolta in gruppo, come nelle milioni di palestre del mondo si svolgono ginnastica, aerobica, step, gag, musicgym e il molto in voga “pilates”. Attività, quest’ultima, che mi piace di più associata alla pratica filosofica: Tonificazione senza tensione! Il numero di partecipanti? va da uno a dodici.
A me piace sentirmi una professionista a metà strada tra il counselor e il personal trainer. D’altra parte in ogni testo che parli di consulenza filosofica si dice che è una professione strutturata dal professionista che la esercita, ed io amo sentire l’armonia nel corpo, oltre che cercarla nello spirito.
Ludwig Wittgenstein scriveva:
per come io pratico la filosofia, tutto il suo compito è dare forma ad un’espressione, in modo tale che certe inquietudini/problemi spariscano
Io penso alla pratica filosofica come ad un esercizio continuo, lento e costante che rimodella la forma del pensiero, così come la pratica fisica, col tempo, rimodella la forma del corpo. Attenzione: il rimodellamento non è trasfigurazione. Il rimodellamento parte dal singolare sostrato fisico (o riflessivo nel nostro caso). Nella pratica filosofica non c’è “chirurgia etica”. C’è tonificazione muscolar-cerebrale! E si consigliano (e non si pre-scrivono) “pillole di saggezza”, per migliorare il metabolismo riflessivo!.

Mens sana in corpore sano
… qualcuno ci insegnava! La seconda parte l’abbiamo assimilata bene: il giro di miliardi che sta dietro al fitness è incredibile. La prima parte, invece, è stata, forse, un po’ mal interpretata o semplicemente interpretata in maniera parziale (perché di parte sono gli interessi?). Ampliamo gli interessi, facciamo girare l’economia, rinnoviamo i prodotti sul mercato! Mens sana non significa solamente “guarito”, ma anche “in buona salute”.
Far pratica filosofica fa bene!
Offriamo luoghi in cui si possa prevenire il disagio generato dal complesso “pensar-si nel mondo”, dando occasione di parlare francamente (la parola libertà oggigiorno è inflazionata) dei propri dubbi e dei propri disagi, senza essere vestiti di un ruolo clinico -patologico! Prima di “essere malati”, siamo persone che più semplicemente forse mal formulano i propri pensieri, innescando loop riflessivi che, col potentissimo ingrediente-tempo, scatenano successivamente malesseri psico-fisici di ogni tipo.
Tale prevenzione può riguardare i giovani adolescenti, che nel mondo devono ancora trovare una loro personale collocazione esistenziale, ma i rumori comunicazionali “stonano” tutti, piccoli e grandi.
Praticare la filosofia significa imparare ad ascoltare attivamente per il piacere di scoprire altre possibili strade che la vita può offrire, scardinando classificazioni (malato/sano), ruoli professionali, obiettivi o definizioni stereotipate, che ci ingabbiano quotidianamente.
Lasciando agli psichiatri e agli psicologi il compito di guarire i mali della mente, le pratiche possono essere intese quali strumenti preventivi al ben-essere del pensiero. Sono occasioni spazio-temporali in cui usare il pensiero, prima che questi usi noi! Gli incontri di pratica filosofica sono l’opportunità per prendere confidenza con i propri schemi riflessivi, un’occasione per ascoltarsi non solo sul “cosa” ma sul “come” della narrazione. Potremmo dire che esperire pratiche filosofiche è un modo per creare, aumentare, migliorare la confidenza tra il proprio “Io penso” e il proprio “Io sono”.

A Londra, a Berlino, ad Amsterdam, a Parigi, a Gerusalemme, a New York questa sfida culturale è partita già da decenni. Nella tube londinese insieme alla pubblicità di Harrods, ho visto proprio a Maggio di quest’anno la pubblicità di Scuole per le Pratiche Filosofiche!

Milano ha voglia di tornare ad essere una capitale di cultura, di incontro, di dialogo e soprattutto di novità. Le occasioni per far pratica filosofica aumentano ogni giorno di più ( e per fortuna non solo a Milano).
Una di queste è al Cargo domenica prossima …
… e poi?

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