Penelope e Socrate per le pratiche filosofiche

In questo post voglio riflettere intorno alle pratiche filosofiche.

Che si attivi un dialogo socratico o una comunità di ricerca, una pratica sul dubbio o un tè filosofico due sono i materiali che vengono lavorati: la parola orale e la parola scritta.
La prima è corpo, si concretizza nel dialogo e mette in luce, oltre ovviamente agli elementi razionali che nel suo contenuto vengono manifestati, anche gli aspetti affettivi, emotivi, relazionali, quelli più sensibili del discorso. Essa crea l'atmosfera, crea il pathos del discorso; la voce è suono e in quanto tale può ammaliare, sedurre, ma anche assordare, irritare …
Ecco perché è fondamentale che a supporto della voce intervenga la parola scritta. La traccia sul foglio (che in contesto di gruppo è su lavagna a fogli mobili visibile a tutti) supporta il pathos e la velocità del pensiero in dialogo, offrendo un àncora con la quale fermare la velocità di trasmissione e anche gli aspetti più strettamente logici ed argomentativi.
La parola tracciata si raffredda e può essere nuovamente toccata dagli altri sguardi, che possono coglierla ed accoglierla senza la paura di esserne scottati. La parola, scritta sulla lavagna durante la pratica filosofica, rallenta così la sua velocità di traiettoria come una palla, che rimbalzando a terra, può essere afferrata da qualcun altro senza che si faccia male.
La lavagna assume ruoli diversi all'interno delle pratiche filosofiche.
Strumento di lavoro indispensabile per pratiche più formali (dialogo socratico o per la pratica sul dubbio), durante gli incontri culturali aperti al pubblico svolge un ruolo più protettivo: rappresenta una sorta di rete per neofiti funamboli del pensiero filosofico, che volendo provare a volare alto, hanno bisogno di una protezione in caso di caduta.
La lavagna è la tela di Penelope, perché diviene una trama con nodi, fili, intrecci, connessioni e legami ad ogni incontro sempre diversa, come per la giovane sposa ad ogni sera la sua opera. Si intessono così idee sempre nuove, ma sempre con lo stesso spirito, usare il tempo per fare e disfare sempre l’opera riflessiva in attesa dell’amore ritrovato.

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